Delio Rossi
Delio Rossi

Arriva un periodo delicato con partite determinanti. La Lazio fino a dove può arrivare?

Sinceramente nella partita contro il Torino non ho visto una brutta Lazio o una squadra allo sbando, anzi, ha giocato la sua partita, meritava di vincerla. Poi certo ha fatto un errore e ha compromesso il risultato. Di una cosa sono convinto, ad Aprile si decidono i campionati e se la Lazio riesce a ritrovare un pò di condizione, a non avere infortuni, secondo me ha le carte in regola per recitare la sua parte in Europa e in campionato.

Pochi giorni e ci sarà l'Europa League. La Lazio può seriamente arrivare fino in fondo?

Il turno di adesso ovviamente la vede favorita e più forte del Bodo Glimt però è una insidia importante andare a giocare in trasferta, a quelle latitudini, su quel campo sintetico e sarà una partita complicata che indirizzerà anche il ritorno. Poi credo che la Lazio possa giocarsela passando anche se magari incontra squadre sulla carta più forti.

Il ricordo più bello e quello più brutto che conserva del periodo laziale?

Il ricordo più bello e più brutto coincide, sono due momenti che si racchiudono in uno. Parlo dell'ultima partita nella finale di Coppa Italia con la Sampdoria. Da una parte sapevo che sarebbe stata la mia ultima partita e che non sarebbe arrivato il rinnovo, questo il motivo perchè ero particolarmente triste. Il momento più bello allo stesso tempo perchè abbiamo vinto un trofeo, cosa che da sempre desideravo appena arrivato in cui il clima era teso, pieno di contestazioni. E' stato un successo importante.

Lei ha fatto 4 anni importanti alla Lazio. Il motivo del mancato rinnovo citato poco fa?

Il mancato del rinnovo lo sintetizzerei con una sintonia venuta a mancare tra me e il presidente, diciamo così.

Un pensiero sui tifosi della Lazio.

Appena arrivato ero il signor nessuno e i tifosi mi hanno detto due cose: ‘i derby sono fondamentali e ne abbiamo due se non li incontriamo in coppa Italia’ e l'altra cosa fu ‘chi si comporta bene con la Lazio rimarrà laziale a vita’. La seconda cosa mi restò molto impressa e la sta riscontrando a quasi vent'anni di distanza dove il tifoso laziale mi vuole bene più di quando allenavo forse ed è un tifoso magari critico, non espansivo ma che però sa riconoscere quando uno da tutto per quella maglia. Questa cosa spiega anche perchè sono più legati ad un Fascetti ad esempio piuttosto che ad un allenatore che ha collezionato successi come poteva essere ad esempio Eriksson. Una cosa che la dice lunga sul bel tifoso particolare che è. Questo affetto lo sento ogni giorno ora che vivo a Roma. 

Di recente è stata consegnata la panchina d'oro. Lei chi avrebbe votato?

Per me Thiago Motta meritava la panchina d'oro, ha fatto cose eccezionali con il Bologna. Un allenatore che ha giocato un bellissimo calcio centrando un obiettivo miracoloso e andando al di sopra probabilmente delle possibilità che aveva quella squadra. 

Con la Lazio ha vissuto un momento tragico ed unico legato alla morte di Sandri. Cosa ricorda di quel bruttissimo giorno?

E' stata una morte assurda, eravamo a Milano per giocare con l'Inter ed era tutto così assurdo. Ho conosciuto al funerale i suoi familiari, dal padre, al fratello ed era tutto così difficile, dire qualcosa, spiegare una situazione simile che vedeva un tifoso morire mentre andava a seguire la sua squadra del cuore in trasferta. Ricordo un turbamento davvero pazzesco, non si può davvero accettare una morte simile.

Lei ha allenato Di Canio, tifoso della Lazio oltre che giocatore. Ricordi e aneddoti a riguardo?

Con Paolo ho avuto un rapporto incredibile, viveva poi in modo viscerale il suo amore per la Lazio. Una volta, durante un allenamento, stavo sistemando i cinesini colorati, i conetti da mettere a terra per gli esercizi, ed erano gialli e rossi, Di Canio venne da me e mi disse ‘ah no io questo esercizio non lo faccio’ senza dire altro e io non capivo il perchè, alla fine l'ho capito ed ho dovuto invertire i colori dei cinesini per far si che faceva l'allenamento. Ecco questo episodio la dice lunga e non lo ha fatto di certo per essere al centro dell'attenzione o per ridere davanti al resto della squadra perchè lo disse privatamente solo a me. Era un grandissimo giocatore dal guizzo unico nonostante io l'ho allenato a fine carriera e una cosa che volevo dire sapendo le sue inclinazioni politiche, non ha mai parlato in tal senso all'interno del gruppo, della squadra, dello staff. Per me calcio e politica devono restare fuori e anche lui devo dire che non ha mai fatto discorsi politici. La sua professionalità è stata esemplare, ha sempre dato il massimo. 

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