Fabrizio Casazza rivive il periodo alla Lazio tra Di Canio, Mancini, Stam e Mihajlovic
L'ex portiere ha vestito per due anni la maglia biancoceleste conquistando una coppa Italia

Allenatori e persone che hanno lasciato un segno nella tua carriera.
Credo che sia giusto specificare che per un portiere spesso gli allenatori importanti sono due: quello di squadra e quello specifico del ruolo.
Tutti in carriera nel bene e nel male ti insegnano e ti danno qualcosa.
Certo nello specifico del mio ruolo cito Pietro Battara su tutti. Poi Giorgio Rocca e Dario Marigo, che mi hanno trasmesso insegnamenti e basi anche sul lavoro di preparatore che ho svolto in questi anni. Come allenatori di squadra ho apprezzato molto Luciano Spalletti e Francesco Oddo a Venezia, ovviamente Roberto Mancini alla Lazio ed anche Alberto Malesani ad Udine.
Il momento più bello della tua carriera e quello più brutto.
Il momento più bello della carriera è stato vestire la maglia della mia squadra del cuore: la Sampdoria. Giocare davanti alla mia gente e credo sia una grande fortuna che non capita a tutti. L'emozione è stata unica.
Il momento più triste è stato quando sono andato via da Verona ( dopo due anni Meravigliosi ) con mia moglie piangevamo in casa come dei bambini.
Il calciatore che, nel periodo laziale, ti colpì di più.
Nella Lazio c'era veramente l'imbarazzo della scelta ma credo di non fare torti a nessuno se dico Jaap Stam! Era incredibile quanto fosse forte, due colpi avanti Sempre. Grande Jaap!
Spesso si parla del mondo del calcio come futile e superficiale per quelli che sono i rapporti umani. Le amicizie vere e durature nel calcio sono così rare?
È certamente vero che le vere amicizie spesso le si trovano fuori dal nostro ambiente ma fortunatamente mantengo con parecchi ex compagni buoni rapporti e quando capita ci si vede anche.
Hai giocato con Sinisa Mihajlovic. Il ricordo che hai di lui?
Sinisa è stato stupendo tanto dentro quanto fuori dal campo, l'ho notato sempre quando è capitato di stare insieme con le famiglie. Tanto era duro e tosto in campo quanto simpatico e affabile fuori. Un grande davvero e quando è mancato io e mia moglie abbiamo voluto rendere omaggio, a lui ed alla sua famiglia, presenziando ai funerali. È stato bello e commovente vedere quanti ex compagni e giocatori lo hanno stimato e quanto sopratutto gli volevano bene.
I portieri a cui ti ispiravi da ragazzo?
Ho sempre avuto una notevole ammirazione per il modo di interpretare il ruolo di Ivano Bordon, che ho avuto modo di apprezzare quando era alla Sampdoria e talvolta con Bersellini e Pezzotti veniva ad allenare il ragazzino degli Allievi che ero io. Finita l'era di Bordon ho apprezzato moltissimo Michel Preud'homme, grande portiere Belga del Malines e della nazionale.
Sono poi cresciuto all'Ombra di Pagliuca e ne ho poi apprezzato il grande talento.